Solo da qualche anno la città di Vienna può vantare un monumento
dedicato interamente alla memoria dei 65.ooo ebrei viennesi che trovarono la
morte nel corso della Shoah.
L’olocausto è un tema così drammatico e delicato che meriterebbe
di essere ricordato in modo permanente, anche attraverso immagini non banali.
Questo perché la morte non è mai banale e a maggior ragione non
lo è quando trova la sua origine nell’irrazionalità che investe
il pensiero di una generazione ed attraversa la storia.
Nella Judenplatz di Vienna, una vecchia piazza che si trova nel cuore del vecchio
ghetto di Vienna, è stato inaugurato nell’ottobre del 2000 “ l’edificio
del ricordo“.
Fortemente voluto da Simon Wiesenthal, il monumento commemorativo, opera della
giovane artista inglese Rachel Whiteread, è indubbiamente un felice segno
dedicato ad una delle più infelici memorie del nostro recente passato.
La genesi di questo monumento commemorativo, singolare sotto molti aspetti, muove
i suoi primi passi nel 1994.
Ad onor del vero la Judenplatz non è l’unico luogo della città dedicato
alle vittime del fascismo. Già nel 1988 la città aveva commemorato
le vittime innocenti della cultura nazi-fascista nella Albertinaplatz. ( nota
1) .
In effetti l’immagine simbolica elaborata in questa piazza per ricordare
le vittime viennesi di religione ebraica , appare difficile da digerire ed è tale
da rasentare l’oltraggio ( foto 1)
Wisenthal non ha mai fatto mistero del suo disprezzo per l’opera dello
scultore Alfred Hrdlicka.
Da qui nasce l’invito di Wisenthal al sindaco di Vienna di trovare un luogo
consono per ricordare la tragedia di cui sono stati protagonisti gli ebrei viennesi.
Bisogna dare atto alle autorità cittadine di aver raccolto con sollecitudine
tale invito. Nel 1995 viene istituita una giuria internazionale incaricata di
redigere il bando di concorso invitando alcuni artisti a partecipare. Nel bando è precisato
che il monumento commemorativo non debba avere carattere figurativo. La scelta
della giuria cade sulla proposta dell’artista inglese Rachel Whiteread.
L’artista inglese, che ha vissuto a Berlino per diverso tempo, prima di
sviluppare l’opera ha svolto approfondite ricerche che hanno investito
anche i luoghi più conosciuti dell’olocausto .
L ‘idea vincente è stata quella di associare il popolo ebraico all’immagine
del libro. Il libro è infatti per questo popolo il vero santuario religioso
oltre che simbolo della memoria e del ricordo.
Il monumento non è che un piccolo parallelepipedo, che nelle sue dimensioni
e nella forma ricorda la classica casa ebrea del tempo. Una casa che per l’occasione
si è voluta immaginare come costituita da pareti formate da libri; pareti
come scaffalatura di una libreria con la particolarità
che i libri vengono disposti con la costa volta verso l’interno della costruzione.
E’ questo un altro fatto simbolico, volto a sottolineare una cultura ed
una civiltà che non si chiude
al suo interno ne può essere limitata nel tempo, ma è pronta ad
aprirsi ed a comunicare le sue verità.
Ne’ esiste contraddizione con la presenza nel monumento di una finta porta
senza maniglie, accompagnata dall’assenza totale di aperture verso l’esterno.
Queste due scelte progettuali segnano invece la contestuale necessità di
comunicare il sapere di un popolo ed il rispetto per la morte e per il dolore
che rimangono essenzialmente fatto privato.
E’ comunque la piazza nella sua interezza un luogo oggi dedicato alla memoria
ebraica.
In essa sorge infatti anche il museo ebraico, nel sottosuolo si trovano i resti
di una antica sinagoga del 1421. Il monumento della Whiteread è quindi
un tassello, felice nella sua soluzione, di uno spazio fisico e spirituale più ampio.
( nota 1)
Il 12 marzo del 1945 fu raso al suolo un sontuoso edificio, il Philipp Hof.
In tale occasione trovarono la morte centinaia di persone. Nel 1988 in memoria
di questo fatto drammatico la città di Vienna eresse un monumento
articolato in più immagini simboliche, tutte concettualmente
unite a ricordo delle vittime del fascismo e della guerra. Il progetto e l’opera
scultorea sono dovute all’artista Alfred Hrdolicka.
Nel luogo dove sorgeva il palazzo, rimasto inedificato, oggi sorge la cosiddetta
Porta della Violenza
ed il gruppo scultoreo raffigurante Orfeo che entra nell’Ade. ( vedi
foto n 1 ).
L’immagine raffigurante le vittime di religione ebraica ( foto 2) sorge
ai piedi della Porta
della Violenza, ( foto 3 e 4).
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